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Vertice NATO: Sostegno all’Ucraina e Sfide Future tra Incognite Elettorali e Strategia Mediterranea

15 Lug 2024

Vertice NATO: Sostegno all’Ucraina e Sfide Future tra Incognite Elettorali e Strategia Mediterranea
Il vertice dei Capi di Stato e di Governo della NATO che si è concluso giovedì scorso a Washington, svoltosi in occasione del 75 anniversario della nascita dell’Alleanza Atlantica, pur avendo preso alcune decisioni significative, è stata comunque inevitabilmente una tappa interlocutoria perché condizionato dall’avvicinarsi dalle elezioni presidenziali USA del prossimo novembre, con l’ estremo indebolimento della leadership di Biden e con le incertezze su quali potrebbero essere le scelte di politica internazionale di un’eventuale elezione di Trump, che non perde occasione per ribadire la sua diffidenza nei confronti della NATO.
Il tema dominante del vertice è stato il sostegno militare all’Ucraina con l’annuncio di nuove e cospicue forniture di armi. Sicuramente l’aiuto militare più rilevante sarà l’arrivo entro l’estate dei primi F-16 di fabbricazione statunitense che dovrebbero permettere all’Ucraina di ricostituire almeno una base di forza aerea militare, di cui è al momento praticamente priva. L’Italia fornirà una batteria missilistica SAMP/T per la difesa aerea. Questa decisione conferma la linea seguita finora dall’Italia e ribadita più volte da Giorgia Meloni: sostenere anche militarmente l’Ucraina, rafforzandone le capacità difensive, affinché si crei sul cambio un equilibrio di forze, che è il presupposto indispensabile per l’avvio di un processo di pace. Alcune fonti non confermate hanno parlato anche della fornitura italiana di alcuni missili Storm Shadow, che hanno un gittata di circa 500 km. Se anche questa notizia si rivelasse vera non va dimenticato che l’Italia è fra quei paesi che hanno imposto all’Ucraina la limitazione che gli armamenti forniti non vengano usati contro il territorio della Federazione Russa. E’ indubbio che, pur nel contesto di un unanime sostegno all’Ucraina, vi sia all’interno delle nazioni Nato una netta divisione: da una parte chi ritiene, come l’Italia, che l’obiettivo degli aiuti militari sia quello di aiutare l’Ucraina a conservare la propria indipendenza nazionale, attraverso il “congelamento” del fronte di guerra, e dall’altra chi ritiene desiderabile e possibile una vittoria militare ucraina con la conquista “manu militari” di tutti i territori occupati dalla Federazione Russa, compresa la Crimea.
Il Segretario uscente della Nato Stoltenberg ha ribadito che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato è “una scelta irreversibile”, anche se non è possibile indicarne i tempi. In realtà questo punto è ancora in sospeso, innanzitutto perchè alcune nazioni Nato non sono d’accordo con l’adesione dell’Ucraina e comunque questo non potrà avvenire prima che il conflitto sia definitivamente concluso con la firma di un accordo di pace. E’ davvero difficile però pensare che la Russia possa arrivare a siglare trattato di pace che preveda l’Ucraina nella Nato.
Sul vertice Nato ha pesato anche l’ombra della missione diplomatica di Orban che ha incontrato, nei giorni immediatamente precedenti il vertice, Zelensky, Putin e Xi Jinping, suscitando le critiche feroci, francamente incomprensibili, di alcuni governi della Nato e dell’UE. Va innanzitutto precisato che Orban ha sviluppato questa azione diplomatica non nella sua funzione di Presidente di turno dell’UE ma come capo del governo ungherese. E’ molto probabile che, come hanno ritenuto alcuni attenti osservatori della politica internazionale, Orban si sia fatto portavoce di una proposta di pace fra Russia ed Ucraina, elaborata da Trump nell’ipotesi della sua elezione a Presidente degli USA. Si tratterebbe in questo caso di una chiarissima conferma dell’estrema fluidità dell’attuale situazione internazionale.
Il focus prioritario sulla guerra in Ucraina non deve far dimenticare uno degli aspetti più significativi ed innovativi del vertice NATO e cioè il riconoscimento dell’importanza, accanto al “fronte orientale”, del “fronte Sud”, cioè della sponda meridionale del Mediterraneo e del Sahel. Finalmente è stata riconosciuta e posta al centro dell’attenzione l’area geopolitica dove si concentrano le priorità dell’interesse nazionale italiano. Durante il vertice è stata presa la decisione di nominare un “Rappresentante Speciale per il fronte Sud”, una figura che l’Italia si è subito candidata a ricoprire. A seguito di questa decisione vi è stato un incontro bilaterale fra Giorgia Meloni ed il Presidente turco Erdogan. Va considerato che, anche in seguito grave alla crisi in cui si trova la presenza e l’iniziativa politica della Francia in Nordafrica e nel Sahel, Italia e Turchia sono in questo momento le due nazioni della Nato che possono svolgere una politica efficace ed incisiva per la stabilizzazione del “Mediterraneo allargato” e del Nordafrica.
Un ultimo punto significativo affrontato durante il vertice è stato l’impegno ormai da tempo richiesto a tutte le nazioni appartenenti alla Nato ad investire almeno il 2% del P.I.L. nazionale nelle spese militari. Giorgia Meloni ha annunciato un incremento della spesa militare italiana che raggiungerà l’1,46% del PIL ed ha anche ribadito la volontà dell’Italia di raggiungere il livello del 2%, ribadendo però che questo sarà possibile nel momento in cui l’UE deciderà di separare la spesa militare dai parametri del Patto di Stabilità.
Chiara Valcepina