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Intervento in Consiglio Regionale a sostegno della mozione sulla continuità didattica

22 Apr 2024

Intervento in Consiglio Regionale a sostegno della mozione sulla continuità didattica

Il merito principale della mozione che ci troviamo a discutere oggi in Consiglio Regionale mi sembra innanzitutto quello di avere riepilogato, con molta precisione ed in modo esaustivo, la legislazione che regolamenta la calendarizzazione dell’anno scolastico nelle Scuole di ogni ordine e grado.

Si potrebbe obiettare che un intervento del genere sia superfluo, dato che non è finalizzato ad ottenere un provvedimento legislativo che vada a modificare una materia che è già ben definita, garantendo che l’ossatura del calendario scolastico sia uniforme per tutte le scuole italiane e lasciando nel contempo uno spazio congruo ed equilibrato all’esercizio dell’autonomia scolastica. In realtà invece mettere a fuoco con chiarezza le regole di questo aspetto della vita scolastica appare oggi quanto mai opportuno proprio per evitare che le nostre Scuole da luogo privilegiato ed insostituibile di integrazione si trasformino in oggetto di polemiche politiche e di contrapposizioni ideologiche.
Uno dei pilastri dell’integrazione è senza dubbio il rispetto e la promozione della libertà religiosa: ogni studente deve essere libero di professare e praticare la propria religione. Ogni Scuola è una Comunità, definita anche da alcune regole comuni, alla quale ogni studente partecipa arricchendola con la propria identità culturale e spirituale. Affermare però che come si festeggia la Pasqua ed il Natale così sarebbe giusto festeggiare anche le principali ricorrenze di altre religioni esprime un ideale certamente nobile nelle intenzioni, ma ci si dimentica che le festività sono regolate dallo Stato. I cattolici non hanno istituito da soli queste festività nel calendario civile ed in quello scolastico, ma in accordo con lo Stato del quale sono cittadini, attraverso il Concordato stipulato nel 1929 e riformato nel 1984. Al quadro legislativo che fa da cornice alla mozione presentata oggi, non è quindi superfluo aggiungere l’art.8 della Costituzione:
“Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla Cattolica hanno diritto ad organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze”.
E’ evidente quindi che l’istituzione di una nuova festività religiosa è materia di pertinenza dello Stato. E’ perfino superfluo sottolineare come questo articolo della nostra Costituzione non abbia certo la finalità di limitare l’esercizio della libertà religiosa, ma al contrario di far sì che le minoranze religiose vengano pienamente riconosciute come parti integranti della nostra Comunità Nazionale.
Procedere in ordine sparso, forzando i limiti dell’autonomia scolastica, corre davvero il rischio di sgretolare l’integrazione invece di promuoverla. Per esempio, una modifica del calendario scolastico decisa in base alla motivazione della presenza di una forte minoranza religiosa potrebbe ingenerare in alcuni studenti, ed in particolar modo nelle loro famiglie, l’impressione che questa presenza finisca con il condizionare e modificare il normale corso della vita scolastica. Piuttosto che decidere un giorno di chiusura della Scuola motivandolo con le probabili molte assenze, come se si trattasse di uno sciopero dei mezzi pubblici, non sarebbe più significativo permettere ai ragazzi che si assentano per celebrare i riti e le feste della propria religione di giustificare l’assenza indicando come causa proprio i “motivi religiosi”, evidenziando così anche il valore etico della loro scelta?
Uno delle grandi sfide che come classe politica ci troviamo ad affrontare in questi anni è proprio quella di trovare una “via italiana” alla piena integrazione delle minoranze etniche e religiose nella nostra Comunità Nazionale, che eviti gli opposti errori del modello multiculturalista, sperimentato nel Regno Unito, che frammenta la società creando delle comunità isolate dal resto del tessuto sociale, e di un assimilazionismo laicista alla “francesce” che, negando la dimensione pubblica delle fede religiosa, crea emarginazione e rancore.
Per intraprendere questa strada occorre innanzitutto evitare scorciatoie e semplificazioni, eludendo o forzando le regole comuni a tutti i cittadini. Per questo sosteniamo la mozione presentata oggi che ci richiama innanzitutto alla doverosa applicazione delle leggi.