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Intervento in Consiglio Regionale a sostegno della mozione contro l’introduzione della “Carriera Alias” nelle scuole

12 Ott 2023

Intervento in Consiglio Regionale a sostegno della mozione contro l’introduzione della “Carriera Alias” nelle scuole

Fin dal primo momento in cui ho sentito parlare della volontà di introdurre nelle scuole la cosiddetta “carriera alias”, come mamma prima ancora che come persona impegnata in politica, mi sono posta, con trepidazione ma senza pregiudizi, la domanda: davvero questi provvedimenti garantiscono la libertà e possono essere una tutela per i ragazzi con disforia di genere, o che si percepiscono come tali, o non finiscono piuttosto con l’essere una forma di condizionamento psicologico per spingere questi nostri ragazzi ad iniziare un percorso di transizione di genere? Questa é la domanda decisiva che ci dobbiamo porre.

La risposta a questa domanda riguarda la vita di ragazze e ragazzi che vivono una condizione di inquietudine e sofferenza ed è quindi necessario e doveroso porsi di fronte alla realtà dei fatti, senza farsi condizionare dalle proprie convinzioni sulla natura ed il valore della sessualità nella vita umana.
Negli anni della preadolescenza e dell’adolescenza ogni ragazzo inizia il suo percorso di progressiva scoperta e di definizione della propria identità, trovandosi quotidianamente di fronte ad una miriade di sfide. Ogni passo, ogni decisione ha un impatto profondo sulla sua formazione. La crescita non è un percorso lineare ma è come una danza continua fra entusiasmi e crisi, tra certezze e dubbi.
Le trasformazioni fisiche e psicologiche che caratterizzano questo periodo decisivo della vita dei nostri ragazzi sono spesso accompagnati dalla percezione delle proprie fragilità personali, da sentimenti di inadeguatezza, da momenti di solitudine. Nei casi più gravi questi turbamenti caratteristici della preadolescenza e dell’adolescenza possono degenerare in situazioni di grande sofferenza e perfino di disperazione.
In un bellissimo articolo pubblicato nel novembre scorso dalla rivista Tempi l’avv. Daniela Bianchini, docente universitaria e componente del CSM, ha scritto così. “Per capire se la carriera alias nelle scuole sia o meno opportuna, può essere innanzitutto utile considerare alcuni dati relativi alle richieste di transizione di genere da parte di giovani e giovanissimi. Negli ultimi 10 anni, nel solo territorio europeo, migliaia di adolescenti hanno iniziato ad assumere ormoni e farmaci per bloccare la pubertà ritenendosi infelici a causa del “corpo sbagliato in cui si trovavano”. Molti di questi ragazzi hanno poi dovuto fare i conti con l’errore nel quale erano caduti, spesso a causa dell’influenza esercitata dai Social e dalla propaganda a favore dell’autodeterminazione del sesso; erano stati indotti a credere che il loro malessere si chiamasse disforia di genere e che l’unica soluzione fosse iniziare un percorso per cambiare sesso; in realtà il loro malessere era dovuto ad altro, in genere all’insicurezza tipica dell’adolescenza, che può portare spesso i ragazzi ad isolarsi ed a credere di essere “sbagliati”. Alla luce delle tante esperienze dolorose fatte da questi adolescenti che hanno intrapreso percorsi di transizione di genere a causa di erronee convinzioni sull’origine del proprio malessere e che hanno poi dovuto fare i conti con gli effetti, talvolta drammatici ed irreversibili,di quegli errori, va quindi evitata ogni forma di condizionamento o di pressione psicologica”.
La raccomandazione che oggi si sta diffondendo nel mondo scientifico é quello di non trattare con farmaci bloccanti la pubertà ragazzi prepuberi, o comunque al di sotto dei 18 anni, perchè da punto di vista medico-scientifico si è visto che questa terapia da una parte é estremamente distruttiva e dall’altra non da i risultati attesi. Quando ad un ragazzo o ad una ragazza viene bloccata la pubertà, i testicoli, le ovaie e l’utero possano andare in atrofia, provocando quindi danni irreversibili. Anche se si dovesse avere un ripensamento non si potrebbe più fare marcia indietro. Questa realtà descritta dalla ricerca medico-scientifica va inserita in un contesto nel quale, pur in presenza di una certa variabilità riguardo alle percentuali statistiche, si può affermare con certezza che i casi di “desistenza” di ragazzi che hanno intrapreso un percorso di transizione di genere sono numerosissimi.
La proposta della carriera alias sembra offrire una soluzione immediata ad un problema complesso ma le soluzioni rapide raramente tengono conto della profondità del problema.
Paradossalmente questa iniziativa, benchè presentata come un baluardo dell’inclusione, potrebbe in realtà isolare ulteriormente i ragazzi con distrofia di genere reale o percepita. I provvedimenti previsti dai regolamenti che introducono la carriera alias impongono uno stigma a questi ragazzi che li differenzia e li distingue dal resto della comunità scolastica ed in particolare all’interno del loro gruppo classe.
Come adulti abbiamo la responsabilità di accompagnare i nostri ragazzi con saggezza e discernimento.
Non possiamo permetterci di essere trascinati dalle mode o dalle ideologie del momento ma dobbiamo garantire che ogni decisione sia presa nell’interesse dei nostri ragazzi affinchè possano crescere in un ambiente veramente inclusivo, che sappia accogliere e valorizzare l’irripetibile identità di ciascuno