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L’Italia Desta l’Europa

15 Giu 2024

L’Italia Desta l’Europa

Il risultato delle elezioni europee in Italia è il fatto più rilevante dell’intero quadro politico europeo determinato dall’esito del voto, all’interno del quale pure non mancano altri elementi estremamente significativi e ricchi di conseguenze. E’ unanime il riconoscimento che le due conseguenze principali derivanti dal voto per il Parlamento Europeo siano state l’affermazione dei movimenti conservatori e nazionali e la crisi di consenso di quasi tutti i governi delle Nazioni dell’Ue, che ha assunto dimensioni drammatiche in Germania ed in Francia, cioè nelle due Nazioni che hanno a lungo esercitato una sorta di egemonia nelle scelte politiche dell’Ue, il cosiddetto “asse franco-tedesco”. In Italia invece la netta vittoria elettorale dei partiti di centrodestra ha coinciso con un altrettanto grande rafforzamento del Governo Nazionale. Lo slogan scelto per la campagna elettorale di Fratelli d’Italia “L’Italia cambia l’Europa” si è trasformato in realtà.

Le conseguenze politiche di ogni elezione sono determinate dalla scelta di chi decide di esercitare il diritto di voto, l’astensione ha sempre come unico esito inevitabile quello di doversi sottomettere alle decisioni altrui. Tuttavia una breve riflessione sulle vere cause dell’astensione è sempre doverosa, soprattutto quando essa raggiunge percentuali particolarmente elevate, come è stato il caso di queste elezioni europee. La motivazione più profonda che spinge all’astensione è la convinzione che il voto sia inutile perché chi verrà eletto non sarà in grado di svolgere il compito che gli viene affidato, cioè quello di prendere le decisioni che sono necessarie per il bene comune dei cittadini. Dobbiamo riconoscere che le politiche delle istituzioni dell’Ue, a cominciare dal Parlamento Europeo, troppo spesso nelle ultime legislature hanno confermato questa convinzione, da una parte intromettendosi in modo invasivo nella vita quotidiana dei cittadini e dall’altra sottraendosi alle decisioni veramente cruciali, determinando così la realtà dell’Unione Europea come gigante burocratico e nano politico.
La valutazione dei risultati elettorali nell’orizzonte della politica italiana è piuttosto semplice ed inequivocabile: vi è stato un grande successo della coalizione che sostiene il Governo di Giorgia Meloni, che complessivamente guadagna circa 5 punti percentuali rispetto alle Elezioni Politiche del 2022. Un risultato tanto più lusinghiero e significativo se consideriamo le grandi sfide che il Governo ha dovuto affrontare in questa prima parte di legislatura. Il progresso di Fratelli d’Italia, che aumenta i voti di quasi il 3% rispetto al 2022 è un dato particolarmente eclatante, ma per la stabilità e la coesione del Governo sono di grande importanza anche l’ottimo risultato di Forza Italia, che per la prima volta ha affrontato le elezioni senza la guida carismatica di Berlusconi, ed il buon risultato della Lega Nord, che comunque non è stata penalizzata dai successi dei partner della maggioranza. Un altro aspetto che è giusto sottolineare, riguardo alle conseguenze del voto per la politica interna italiana, è il netto rafforzamento del Partito Democratico. Dando un’ulteriore prova della sua lungimiranza politica Giorgia Meloni ha tenuto ad esprimere un giudizio positivo anche su questo esito. Avere un’opposizione con una proposta politica radicalmente alternativa, ma omogenea e coerente, è una forte spinta verso un sistema politico bipolare che, a sua volta, è il contesto ideale nel quale la grande riforma del Premierato può essere implementata con la maggiore efficacia. L’infausta stagione dell’antipolitica volge al tramonto.
La conseguenza fondamentale e decisiva del voto di sabato e domenica va però colta in prospettiva europea: l’Italia, unica fra le maggiori Nazioni dell’UE, ha un Governo forte e stabile, sostenuto da un ampio consenso popolare. Questa situazione la rende in questo momento protagonista centrale della politica europea. Certo, almeno in termini numerici, vi sarebbe anche la possibilità di riproporre, nella scelta della “governance” e nel Parlamento, la stessa maggioranza che ha guidato le istituzioni dell’UE negli ultimi 5 anni (popolari, socialisti, verdi, liberali). Di fronte ad un’ipotesi del genere viene però subito da chiedersi se può essere davvero possibile per delle classi politiche già in una buona parte fortemente delegittimate ignorare ottusamente la richiesta di cambiamento che è emersa forte e chiara dal voto popolare. Giorgia Meloni ha già chiarito che i Conservatori sceglieranno le proprie alleanze in base ai programmi ed agli obiettivi dell’azione di governo.
Le priorità per l’Italia sono chiare e ben note: la revisione del “Green Deal”, coniugando sostenibilità sociale, economica ed ambientale, una politica condivisa sull’immigrazione, secondo l’approccio complessivo perseguito dal Piano Mattei, un grande progetto comune di crescita economica e di rafforzamento della competitività del “sistema Europa”, che è fra l’altro l’unica strada per sfuggire alla trappola del debito. Troppo spesso in questi decenni si è infatti dimenticato che la stessa originaria denominazione del “Patto di stabilità” è quella di “Patto per la stabilità e la crescita”, i due elementi della stabilità e della crescita non possono essere separati. E’ auspicabile che la situazione di difficoltà in cui si trovano tutte le economie europee, in particolare quella tedesca che esce da un ventennio di grande crescita, spingano le Nazioni dell’UE a fare finalmente “sistema”, invece di concorrere l’una contro l’altra come è avvenuto per troppo tempo. L’importante discorso di Draghi tenuto il 16/04 in Belgio ha fornito degli spunti molto significativi in questa direzione.  I Verdi e i partiti del gruppo “Socialisti & Democratici” sono chiaramente incompatibili almeno con i primi due di questi punti fermi. Le responsabilità maggiori nelle prossime settimane ricadranno sulle spalle del Partito Popolare Europeo, che è stato confermato come prima forza politica del Parlamento Europeo: rinnovare l’alleanza innaturale con la Sinistra o aprirsi alla collaborazione con le forze politiche conservatrici e nazionali, come in Italia già avviene con la partecipazione di Forza Italia al Governo Meloni.
Comunque si concluderà questa prima fase della legislatura la nostra convinzione è quella che nei prossimi anni il destino dell’UE, più che attorno alle trattative ed agli accordi fra le forze politiche del Parlamento Europeo, talvolta fra l’altro piuttosto eterogenee al loro stesso interno, si giocherà sulla capacità, o meno, di fare sintesi fra le identità e gli interessi delle Nazioni Europee per giungere così a sviluppare una vera e forte politica comune dell’Europa, secondo quell’idea di Confederazione delle Nazioni Europee Libere e Sovrane che è  l’ideale ed il modello ispiratore di Fratelli d’Italia fin dalla sua nascita.
Chiara